Dopo un’estate fin troppo tranquilla, nella quale anche i grandi club hanno esitato a allargare i cordoni delle borse per investire sul mercato, con le uniche eccezioni dei soliti Real Madrid e Manchester City, ma anche della Juventus che per il secondo anno consecutivo ha speso più di 50 milioni di euro, sono finalmente arrivati i botti di fine agosto. Per ora nulla di ufficiale ma le trattative per Ibrahimovic al Milan e le ultime mosse della Vecchia Signora hanno ridestato l’attenzione degli appassionati. A queste trattative si potrebbero aggiungere anche le conclusioni dei tormentoni estivi che riguardano Dzeko, Mascherano e  Kuyt.
La strana coppia costituita da Andrea Agnelli e Beppe Marotta è l’indiscussa protagonista del mercato: tanti arrivi di buon livello, qualche giocatore in esubero piazzato sapientemente e una strategia societaria che sembra aver imboccato una strada nuova, volta al talento e ai giovani, possibilmente italiani. Dopo l’arrivo di Krasic e Aquilani mancavano solo due rincalzi nel reparto difensivo per dichiarare chiuso il mercato. Invece la svolta. Il direttore sportivo dopo una serie di smentite e contro-smentite ha accettato l’offerta del Wolfsburg per Diego (17 milioni più bonus), proprio quando anche Delneri si era mostrato favorevole alla permanenza del brasiliano. Il fantasista verdeoro, 25 anni, è dotato di un talento cristallino, messo in mostra in Germania e perduto nella sua prima esperienza italiana. Ciononostante ora con il nuovo allenatore si era messo a disposizione della squadra interpretando al meglio il nuovo ruolo di seconda punta, risultando nettamente il migliore del precampionato bianconero. Non è bastato: Marotta non ha esitato a venderlo o meglio svenderlo: il club di corso Galileo Ferraris infatti così realizza una minus valenza di circa 7 milioni di euro, avendone pagati 25 solo 13 mesi fa. La trattativa con il club tedesco non porterà però Edin Dzeko alla Juve: il bosniaco costa 40 milioni e non può essere inserito nella trattativa. Arriverà invece Totò Di Natale, capocannoniere dell’ultimo campionato. Ottimo affare si potrebbe pensare: via un giocatore straniero che non ha convinto l’anno scorso e dentro il miglior bomber della Serie A. Non fosse per quelle 32 primavere che l’estroso napoletano si porta sulle spalle e per la sua inconsistenza a livello europeo: ottime doti tecniche ma spessore provinciale. Questo avvicendamento potrebbe portare qualche vantaggio nell’immediato, soprattutto in campionato, ma nel contesto più ampio di un progetto ambizioso di rilancio anche a livello internazionale perde di senso. Alla voce seconde punte nella rosa della Juventus troveremo i nomi di Del Piero e Di Natale non proprio due giovani rampanti, senza considerare poi che anche Amauri e Iaquinta hanno superato i 30 (Trezeguet invece pare vicino all’Hercules di Alicante, ma anche la Lazio ci proverà ).
Dal punto di vista tattico Delneri invece dovrà ancora lavorare molto: Di Natale, come Diego, non è una seconda punta pura, predilige infatti partire largo in un tridente, come nell’Udinese.
Sviscerate le questioni tecnico-tattiche, l’unica giustificazione veramente valida per questa operazione è di stampo economico. Con i 17 milioni incassati per Diego, oltre alla punta partenopea, acquisirà un centrale di difesa (si tratta con l’Inter per soffiare Burdisso alla Roma, l’alternativa è Demichelis, più lontano Bocchetti) e un terzino (circola il nome di Capdevila). Esigenze a livello di organico che vanno soddisfatte ma alla luce dell’intera campagna acquisti il sacrificio del numero 28 bianconero si poteva evitare: i 12 milioni di euro spesi per Martinez lasciano piuttosto perplessi. Inoltre i nuovi innesti sarebbero un difensore in esubero dell’Inter o addirittura il tignoso centrale argentino e l’esterno basso del Villareal, campione del mondo ma anello debole della “Roja“. Per giunta tutti sulla trentina. Ne varrà la pena?
Intanto in casa Juve scoppia il caso Marchisio: su facebook il centrocampista ha evidenziato le sue perplessità sul rinnovo di contratto, dicendosi pessimista. Forse la tentazione Manchester City è più che una suggestione.